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Topic: Vincenzo MALTEMPO - Brahms - Intermezzo Op. 118 n. 2 & Ballade Op. 118 n. 3  (Read 25 times)

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Vincenzo Maltempo: Estratto dal concerto al Teatro Vittoria (Torino) del 17 IX 2025
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Ilona Eibenschütz (1872 - 1967) è stata una pianista ungherese di Budapest. Studiò con Clara Schumann a Francoforte. Lì incontrò Johannes Brahms nel 1886 e lo conobbe fino alla sua morte, avvenuta nel 1897. Lo sentì suonare la sua musica in diverse occasioni e, nel 1926, scrisse (come Mrs. Carl Derenburg) per The Musical Times: "[Brahms] suonava come se stesse improvvisando, con cuore e anima, a volte canticchiando tra sé e sé, dimenticando tutto ciò che lo circondava. Il suo modo di suonare era grandioso e nobile, come le sue composizioni".

Un'altra allieva di Clara Schumann fu la pianista inglese Fanny Davies, che incontrò Brahms e lo sentì suonare diverse volte. Ecco il suo resoconto:
"È difficile descrivere il suo stile esecutivo sulla carta. Abbiamo a che fare con uno straordinario genio creativo che ricrea le proprie creazioni. L'interpretazione di Brahms era libera, molto flessibile ed espansiva, ma l'equilibrio era sempre presente: si poteva percepire il ritmo fondamentale sottostante ai ritmi superficiali. La sua esecuzione era notevole nei passaggi lirici. In questi, un Brahms rigidamente metronomico era impensabile [...]. Quando Brahms suonava, si capiva esattamente cosa volesse trasmettere ai suoi ascoltatori: aspirazioni, voli pindarici fantastici e sfrenati, calma maestosa, profonda tenerezza senza sentimentalismi, umorismo capriccioso, sincerità, nobile passione. Nel suo modo di suonare, come nella sua musica e nel suo carattere, non c'era mai traccia di sensualità.
Il suo tocco poteva essere caldo, profondo, pieno e ampio nei passaggi di forte, e mai duro, nemmeno nei passaggi di fortissimo; e i suoi passaggi di pianissimo, sempre potenti e penetranti, potevano essere rotondi e trasparenti come una goccia di rugiada. Aveva un legato straordinario. Apparteneva a quel scuola esecutiva tradizionale che iniziava bene le frasi, le concludeva bene, lasciava ampio spazio tra la fine di una e l'inizio dell'altra, eppure le collegava senza alcuna interruzione. Si percepiva che ascoltava con molta attenzione le armonie interne e poneva naturalmente grande enfasi sui buoni bassi.
Come Beethoven, era particolarmente attento a che i suoi segni di espressione (sempre ridotti al minimo) fossero il mezzo per trasmettere il significato musicale profondo. Il segno < >, come usato da Brahms, appariva spesso quando desiderava esprimere grande sincerità e calore, applicato non solo al tono ma anche al ritmo. Non si soffermava su una singola nota, ma su un'idea intera, come se non potesse staccarsene per via della sua bellezza. Preferiva allungare una battuta o una frase piuttosto che rovinarla rendendola metronomica.